Illustrissimo Signor Presidente del Consiglio Prof. Mario Draghi,
questo momento in cui il Paese è ancora smarrito e preoccupato, ci pervengono serie manifestazioni per il prossimo futuro, da parte delle imprese del commercio e soprattutto dal settore dei Pubblici Esercizi e della ristorazione. L ’ aggravarsi della situazione determinatasi per effetto della quarta ondata epidemiologica da COVID–19 , e le eventuali linee di intervento programmate, seppur necessarie misure di contenimento, per cercare di limitare al massimo gli effetti della sua diffusione, stanno colpendo ancora pesantemente tutto il comparto delle Imprese e delle Professioni..
Le misure di sicurezza che saranno imposte dalla necessità di arginare il contagio, ho motivo di credere saranno rispettate anche questa volta dalla categoria con senso di responsabilità, pagando e sostenendo un altissimo costo, è aggravata da una comunicazione non sempre coordinata e per molti versi allarmistica, che ancora oggi genera un effetto psicosi fra i consumatori, producendo così dei risultati devastanti su un comparto cruciale per la nostra economia e per l’ attrattività turistica.
L’Italia, al momento, “appare” in condizione più favorevole rispetto ad altre economie, sia dal punto di vista pandemico sia da quello della diffusione e dell’intensità dell’incremento dei prezzi. Tuttavia, si consolidano i timori per una crescita meno brillante del previsto per il 2022. Sul versante dei consumi la stima per novembre, condizionata nella sua dimensione dal raffronto con un periodo di forti restrizioni, consolida la tendenza alla ripresa della domanda per i servizi. L’ICC indica, nel confronto annuo, una variazione dell’11,6%, frutto di una crescita del 46,8% per i servizi e del 2,6% per i beni .Nonostante i recuperi registrati dalla scorsa primavera, la domanda delle famiglie si mantiene ancora a livelli significativamente più bassi rispetto al 2019. Per alcuni segmenti dei servizi bisognerà attendere almeno fino alla fine del 2022 per tornare sui livelli pre-pandemici.
A dicembre il PIL, stando alle nostre stime, dovrebbe proseguire il rallentamento manifestato già a novembre, con una riduzione dello 0,3% congiunturale. Nel confronto annuo la crescita si dovrebbe attestare al 6,7%, dato determinato dal raffronto con un mese in cui nel 2020 il periodo festivo fu connotato da uno stretto lockdown. La suddetta valutazione conferma la stima di una crescita del PIL nel 2021 del 6,2%.
La minor dinamicità dell’economia si associa ad un progressivo innalzamento dell’inflazione. Il mese di dicembre stimiamo un incremento dei prezzi al consumo dello 0,3% su base mensile e del 3,8% su base annua. Nella media del 2021 i prezzi al consumo dovrebbero segnalare una crescita dell’1,9%, lasciando peraltro un’eredità molto pesante al 2022. In considerazione degli aumenti attesi per gennaio, la prima parte del prossimo anno dovrebbe vedere un innalzamento dell’inflazione oltre la soglia del 4%, impattando
sui comportamenti di spesa delle famiglie che patirebbero una riduzione del potere d’acquisto tanto del reddito corrente quanto della ricchezza detenuta in forma liquida.
Sono imminenti le decisioni di diverse autorità di politica monetaria. Su tale versante le attese sono di una moderata ma costante riduzione degli acquisti netti di titoli di stato e, in qualche caso, le restrizioni potrebbero manifestarsi direttamente attraverso un aumento dei tassi di policy.
L ’ aggravarsi della situazione determinatasi per effetto della quarta ondata epidemiologica da COVID–19 , e le eventuali programmate, seppur necessarie misure di contenimento, per cercare di limitare al massimo gli effetti della sua diffusione, stanno colpendo pesantemente tutto il comparto, alla luce anche del fatto che ormai è chiaro che anche i vaccinati contagiano, cosi come dichiarato anche dal Sottosegretario Sileri.
Le misure di sicurezza che saranno imposte dalla necessità di arginare il contagio, ho motivo di credere saranno rispettate anche questa volta dalla categoria con senso di responsabilità, pagando e sostenendo un altissimo costo, è aggravata da una comunicazione non sempre coordinata e per molti versi allarmistica, che ancora oggi genera un effetto psicosi fra i consumatori, producendo così dei risultati devastanti su un comparto cruciale per la nostra economia e per l’ attrattività turistica. Oggi il Presidente della Campania De Luca invita ad aprire le terapie intensive minacciando di chiudere tutto.
I nostri fatturati sono già enormemente diminuiti, le scadenze fiscali e previdenziali non si sono fermate, abbiamo le 13^ da pagare e gli stipendi di dicembre alle porte, gli acconti IVA a giorni, il 2021 si chiuderà inevitabilmente con ulteriori perdite e indebitamenti per il popolo delle partite IVA, senza contare la inevitabile perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e la scomparsa di migliaia di imprese.
In tal senso La invitiamo Ill/mo Sig. Presidente del Consiglio, ad intervenire con una serie di ulteriori interventi a sostengo del settore, primo tra tutti lo STOP del pagamento degli F24 TUTTI NESSUNO ESCLUSO almeno fino alla fine dello stato di emergenza, non chiediamo contributi a fondo perduto per il ristoro, chiediamo di non essere tartassati a dover pagare tasse, contributi e imposte, senza avere la possibilità di lavorare in serenità.
Sappiamo che questo è il tempo della consapevolezza e che ciascuno deve fare fino in fondo la propria parte per la tenuta del Paese. E di questo siamo grati a quanti, dal Governo che Lei presiede alle Istituzioni tutte, fino all’operatore appena arrivato sul campo dell’emergenza, passando per le imprese che si fanno carico di organizzare e assicurare ogni sforzo per non interrompere le attività essenziali, come lo sono le imprese che rappresentiamo.
Signor Presidente, La ringraziamo sin d’ora per l’attenzione e per le considerazioni che vorrà far arrivare a quanti operano nel mondo delle imprese e delle libere professioni, che quotidianamente sono nella trincea dell’emergenza Coronavirus, come espressioni vitali di un Paese che vuole a tutti i costi sopravvivere all’emergenza del coronavirus, ma anche e sopratutto a quella della devastante crisi economica preservando nella libertà e pluralismo e realtà economica.
Con i più deferenti ossequi.