Il 26/05/2022, si sono svolti una serie di incontri con alcuni Deputati della Commissione Bilancio, nel corso dei quali sono state presentate alcune istanze del comparto del Commercio del Turismo dei Servizi e delle Professioni, da parte del Presidente Nazionale Biagio Cefalo e del Segretario Nazionale Dott. Carlos A Sorrentino.
Tale attività rientrante negli scopi istituzionali della nostra Confederazione, “Registro rappresentanti di interessi – Camera dei Deputati”, ci ha offerto la possibilità di illustrare, e di soffermarci su alcune criticità che il nostro comparto sta attraversando, ha dichiarato il Presidente Biagio Cefalo. In questo momento in cui il Paese è ancora smarrito e preoccupato, ci pervengono serie manifestazioni per il prossimo futuro, da parte delle imprese del commercio, delle Professioni e soprattutto dal settore dei Pubblici Esercizi e della ristorazione. La crisi epidemiologica da COVID–19 , che per oltre due anni, ha colpito pesantemente tutto il comparto delle Imprese e delle Professioni, oltre che dell’ intero sistema sociale, ci portano a fare delle serie riflessioni sul prossimo futuro, anche per la sopraggiunta crisi Russo-Ucraina.
L’Italia, al termine del 2021, “appariva” in una condizione più favorevole rispetto ad altre economie, sia dal punto di vista pandemico sia da quello della diffusione e dell’intensità dell’incremento dei prezzi. Tuttavia, la crisi innescata dalla guerra in Ucraina, ha confermato i nostri timori per una crescita meno brillante del previsto, per il 2022.
La guerra è prima di tutto una tragedia umana che provoca ripercussioni drammatiche anche sul fronte dell’economia. Spinge in alto l’inflazione e il costo dell’energia con il rischio di mettere in crisi i bilanci di tante famiglie e di compromettere l’equilibrio economico-finanziario di tante imprese, anche nel comparto dei servizi. Nell’anno in corso già ai prezzi attuali la bolletta energetica delle imprese del terziario di mercato triplicherebbe passando da circa 10 a 3o miliardi di euro. In particolare al commercio al dettaglio, agli alberghi, a bar e ristoranti, ma anche all’autotrasporto delle merci che vedrebbe un incremento dei costi dei carburanti del 40%. È evidente che siamo di fronte a impatti economici e sociali che richiedono spazi di intervento particolarmente rilevanti. Il recentissimo decreto Aiuti prevede interventi necessari e attesi, ma non ancora sufficienti. Ed occorrono, soprattutto, adeguate risposte a livello europeo sul terreno della politica energetica, della risposta alle conseguenze del caro-energia e della guerra”.
E’ quanto mai opportuno ribadire, ha proseguito Biagio Cefalo che ” Dopo due anni di profonda crisi da Covid-19, ci sono settori che ancora oggi non si sono ripresi del tutto, come la cultura, il tempo libero e anche il turismo che, nonostante un ritorno inaspettato ai livelli prepandemia, sconta ancora i pochi arrivi di turisti stranieri. Occorre, dunque, a nostro avvisto continuare a sostenere queste imprese con interventi mirati e più robusti. E’ necessario agire sul cuneo fiscale e contributivo, detassare gli aumenti dei rinnovi contrattuali e rafforzare le misure in tema di credito alle imprese. E, naturalmente, occorre mettere a terra riforme e investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Soltanto così si potranno rilanciare occupazione, redditi e consumi e costruire la ripresa”.
Per la Confederazione Imprese Italia, “Il ritorno di un imprevedibile tempo di guerra in Europa ha determinato un sostanziale cambiamento di scenario e di prospettive. E le stesse previsioni del Documento di Economia e Finanza (Def, ndr) appaiono un po’ ottimistiche sia sotto il profilo della sottovalutazione dell’inflazione sia per la conseguente sopravvalutazione della crescita. Infatti la maggiore dinamica dei prezzi, erodendo il potere d’acquisto della ricchezza liquida, comporta minori consumi e quindi frena il prodotto interno lordo, la cui crescita per l’anno in corso risulterebbe attorno al 2,5% piuttosto che poco sopra il 3% come indicato dal governo. Per un pieno recupero dei consumi dovremo aspettare il prossimo anno se non addirittura il 2024”.
La risposta del Governo, a nostro giudizio non sempre è stata adeguata, e le stesse misure di emergenza non sempre ci hanno convinto. Difatti vi sono misure per favorire la diversificazione degli approvvigionamenti energetici e per semplificare la realizzazione e l’ammodernamento degli impianti di produzione. Le misure adottate dal governo puntano inoltre a mitigare le ricadute dell’impennata dei prezzi delle materie prime energetiche a carico di famiglie d imprese. Ed è certamente importante in questo quadro l’introduzione di crediti d’imposta fruibili anche da parte delle imprese che non rientrano nelle consuete definizioni di imprese energivore e gasivore. Questi strumenti vanno, però, rafforzati e resi più inclusivi. Per quanto poi riguarda la riduzione delle accise sulla benzina e sul gasolio, si tratta di un intervento che andrebbe reso più incisivo e più duraturo in ragione sia degli straordinari rincari dei prezzi industriali dei carburanti sia dell’eccessivo onere strutturale del prelievo fiscale su tali prodotti. E resta ferma l’esigenza di una riforma organica della fiscalità energetica: sia sul versante degli oneri generali di sistema sia sul versante di Iva e accise. Inoltre va attentamente valutato l’impatto di filiera della tassa sui cosiddetti extra-profitti delle aziende energetiche”.
Sul versante dei consumi la stima del nostro Centro Studi, per novembre, condizionata nella sua dimensione dal raffronto con un periodo di forti restrizioni, consolida la tendenza alla ripresa della domanda per i servizi. L’ICC indica, nel confronto annuo, una variazione dell’11,6%, frutto di una crescita del 46,8% per i servizi e del 2,6% per i beni. Nonostante i recuperi registrati dalla scorsa primavera, la domanda delle famiglie si mantiene ancora a livelli significativamente più bassi rispetto al 2019. Per alcuni segmenti dei servizi bisognerà attendere almeno fino alla fine del 2022 per tornare sui livelli pre-pandemici.
A dicembre il PIL, stando alle nostre stime, dovrebbe proseguire un ulteriore rallentamento manifestato già a novembre, con una riduzione dello 0,3% congiunturale. Nel confronto annuo la crescita si dovrebbe attestare al 6,5%, dato determinato dal raffronto con un mese in cui nel 2020 il periodo festivo fu connotato da uno stretto lockdown. La suddetta valutazione conferma la stima di una crescita del PIL nel 2021 del 6,2%.
La minor dinamicità dell’economia si associa ad un progressivo innalzamento dell’inflazione. Per il mese di dicembre stimiamo un incremento dei prezzi al consumo dello 0,3% su base mensile e del 3,8% su base annua. Nella media del 2021 i prezzi al consumo dovrebbero segnalare una crescita dell’1,9%, lasciando peraltro un’eredità molto pesante al 2022. In considerazione degli aumenti attesi per gennaio, la prima parte del prossimo anno dovrebbe vedere un innalzamento dell’inflazione oltre la soglia del 4%, impattando
sui comportamenti di spesa delle famiglie che patirebbero una riduzione del potere d’acquisto tanto del reddito corrente quanto della ricchezza detenuta in forma liquida.
Sono imminenti le decisioni di diverse autorità di politica monetaria. Su tale versante le attese sono di una moderata ma costante riduzione degli acquisti netti di titoli di stato e, in qualche caso, le restrizioni potrebbero manifestarsi direttamente attraverso un aumento dei tassi di policy.
Anche il bonus, previsto dal decreto Aiuti, è un bonus a carattere sociale per attutire l’impatto generale del caro-energia e dell’inflazione. Ma la dotazione per il lavoro autonomo è di 500 milioni di euro a nostro avvisto non saranno sufficienti e occorre intervenire. Anche perché il mondo del lavoro indipendente è stato particolarmente colpito dall’impatto della pandemia e continua a esserlo a causa delle nuove emergenze”.
A nostro avviso, occorreva, predisporre un ulteriore adeguamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza già prima della guerra. Bisogna tenere conto dell’impatto del caro energia e del rialzo dei prezzi delle materie prime sui «cantieri» del Pnrr. L’impatto della guerra rafforza, poi, l’esigenza di percorsi di transizione energetica che tengano saldamente insieme la sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e sociale. E va risolto anche il nodo dei problemi strutturali di lungo corso delle pubbliche amministrazioni, rafforzandone la capacità di progettazione e realizzazione e riducendo i tempi istruttori.
Dall’ analisi del nostro Centro Studi, “Per i prossimi 12-18 mesi ci aspettiamo una crescita relativamente esigua e una variazione dei prezzi sostenuta, sebbene decrescente. Soltanto la messa a terra del Pnrr – nelle tempistiche previste – potrà aiutare l’Italia a superare questa nuova e difficile fase critica”.
Ancora più preoccupazione, destano le dichiarazioni dell’ Abi, che segnala un ritorno delle sofferenze, soprattutto tra le piccole imprese, e in vista c’è l’aumento dei tassi d’interesse, forse addirittura più di uno prima della fine dell’anno. In tal senso in tema di credito, occorrono interventi maggiormente incisivi, soprattutto per potenziare gli strumenti a supporto della liquidità delle imprese. A cominciare dall’ampliamento del regime straordinario delle garanzie collegate agli interventi del Fondo di Garanzia Pmi e di Sace allo scopo di favorire ristrutturazioni sostenibili dei prestiti. Oggi più che mai, a nostro giudizio occorre anche riattivare la cosiddetta moratoria dei debiti bancari, ripristinando contestualmente gli ambiti di maggiore flessibilità concessi dall’Autorità Bancaria Europea (Eba, ndr) alle banche nel trattamento delle esposizioni”.
Sul fronte dei Professionisti aderenti a questa Confederazione, ci viene sollecitato di trasferire nelle sedi Istituzionali, la richiesta di spostare le “Autodichiarazione aiuti di Stato Covid” la cui scadenza è stata prevista per il 30 giugno al 30 novembre 2022. La motivazione della richiesta è legata al periodo particolarmente caldo per il fisco, caratterizzato da adempimenti particolarmente impegnativi, come la predisposizione delle dichiarazioni dei redditi per l’autotassazione o l’obbligo della fatturazione elettronica anche in capo ai contribuenti in regimi agevolati.
Come per altro già dichiarato in un comunicato stampa, nei scorsi giorni dallo stesso Presidente dell’istituto nazionale tributaristi Riccardo Alemanno, molti dei dati richiesti sono già a disposizione dell’Agenzia delle Entrate : “Sarebbe inoltre opportuno che la comunicazione dei dati evitasse di ricomprendere quelli già a disposizione della Pubblica Amministrazione, da cui sono stati erogati la quasi totalità dei contributi Covid ”.
Sappiamo che questo è il tempo della consapevolezza, della responsabilità e che ciascuno per i propri ruoli, deve fare fino in fondo la propria parte per la tenuta del Paese. E di questo siamo grati a quanti, dal Governo ed all’ intera deputazione, passando per le imprese, le famiglie si stanno facendo carico con grande spirito di sacrificio di organizzare e assicurare con ogni sforzo, affinché il Paese Italia possa ripartire e dare una nuova speranza al tessuto economico e sociale.